Il PCI chiede un cambio di rotta nelle politiche regionali sui trasporti.
La Regione Toscana, dal punto di vista trasportistico, non è sicuramente il fanalino di coda nel devastato panorama nazionale.
Tuttavia negli ultimi anni sono state sprecate occasioni o fatte delle scelte a dir poco devastanti. La gara per l’assegnazione dell’affidamento del trasporto dei bus si perde tra errori e ricorsi. Poteva essere l’occasione per creare un progetto integrato di tutte le modalità di trasporto pubblico e privato (bus, treni, aerei, veicoli privati, trasporto merci su gomma e su ferrovia), invece le varie modalità continuano a non dialogare con uno spreco enorme di risorse e funzionalità. Così, se da un lato la Regione Toscana riversa ingenti cifre incentivando sempre di più il trasporto su gomma o indirizza risorse su opere che sarebbero invece di competenza di RFI, non ci sono soldi per finanziare seri progetti fatti dalle comunità locali per sostenere la mobilità lenta, i parcheggi scambiatori, le corsie preferenziali, l’utilizzo dei mezzi pubblici urbani, le opere per la sicurezza della mobilità ecc.
In un quadro regionale molto problematico la provincia di Lucca, per difficoltà geografiche e carenza infrastrutturale, è una di quelle che soffre di più la mancanza di programmazione sopra descritta ed i risultati sono ben visibili. Ci sono interi territori tagliati fuori dal trasporto pubblico o dove questo è nettamente insufficiente. Andare al lavoro, a scuola, portare avanti un’attività, o semplicemente per scopi turistici è un’odissea tra mezzi che si guastano, ritardi cronici, impianti ferroviari impresenziati, linee depotenziate, mancanza di intermodalità; ciò non fa altro che favorire l’utilizzo del mezzo privato, con costi pesanti in termini di salute pubblica ed economicamente insopportabili dalle famiglie.
L’emergenza sanitaria legata al covid non ha fatto altro che mettere in luce l’inadeguatezza del sistema trasportistico regionale, soprattutto ora che c’è la ripresa dell’attività scolastica.
Il PCI sostiene che ci sia bisogno di un deciso cambio di rotta affinchè anche il trasporto pubblico diventi veramente un diritto fruibile da tutta la popolazione e non solo appannaggio di chi risiede nelle città metropolitane od i maggiori centri urbani, ma anche un volano di rilancio economico legato al lavoro, al turismo, oltre che allo studio ed alla sanità.
In estrema sintesi bisogna che gli interessi dei cittadini e dei lavoratori addetti all’esercizio siano prioritari rispetto a quelli delle lobbies che da troppo tempo si arricchiscono con fiumi di denaro pubblico senza produrre risultati concreti.